L'imprenditore italiano in lizza per un risarcimento di 147 milioni di dollari dall'Argentina dopo una controversia durata un decennio
06 maggio 2025
Un tribunale ha ordinato all'Argentina di pagare 147 milioni di dollari all'appaltatore italiano Webuild, a seguito di una controversia durata un decennio su un progetto autostradale.
Il caso riguarda il progetto del collegamento autostradale Rosario-Victoria, lungo 60 km, che comprende un ponte strallato lungo 608 metri sul fiume Paraná. L'autostrada è stata completata nel 2004 e la concessione a Webuild per la gestione dell'autostrada a pedaggio è stata revocata nel 2014.
Webuild aveva originariamente stipulato un accordo di concessione della durata di 25 anni per la strada, nel 1998, nell'ambito delle riforme di privatizzazione dell'Argentina volte ad attrarre investimenti stranieri.
Ma l'impresa edile italiana ha affermato che il progetto ha dovuto affrontare "sfide significative", tra cui ritardi nei pagamenti, il fallimento di un accordo di finanziamento con la Banca interamericana di sviluppo e l'introduzione della legge di emergenza nel 2002 durante la crisi economica argentina.
La legge ha disaccoppiato il peso argentino dal dollaro statunitense, ha convertito in pesos i contratti pubblici originariamente firmati in dollari e ha congelato le tariffe dei pedaggi. Ciò ha "gravemente influenzato" la sostenibilità finanziaria della concessione, secondo Webuild.
Nel 2015 ha presentato una controversia contro la Repubblica Argentina presso il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie sugli investimenti (ICSID), che fa parte del Gruppo della Banca Mondiale.
Dopo un arbitrato decennale, sospeso a un certo punto a seguito del decesso di uno degli arbitri originali, il tribunale ICSID ha finalmente stabilito che l'Argentina debba pagare un risarcimento a Webuild. Il lodo è arrivato dopo una prima decisione favorevole all'azienda nel 2023 e un successivo ricorso da parte dell'Argentina.
Il tribunale arbitrale ha ritenuto che l'Argentina non è riuscita a ripristinare l'equilibrio economico del contratto dopo la fine della crisi finanziaria argentina e che tale inadempimento violava la legge argentina, il contratto di concessione e il Trattato bilaterale di investimento tra Italia e Argentina.
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